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Stefano confessa DinelliIntervista da "La gazzetta di Viareggio"

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    Una bella intervista al presidente Stefano Dinelli pubblicata da "La gazzetta di Viareggio".
    Un ottimo spunto dal quale partire per parlare del futuro societario e progettuale della realtà Esperia.

    CITAZIONE

    Foto: lagazzettadiviareggio.it

    E' nato e vive a Viareggio, ha 46 anni, una spontaneità disarmante, ma anche una furbizia travolgente e contagiosa. Dieci anni lo presero in mezzo e gli fecero spendere più di quello che avrebbe mai speso, adesso, a due lustri di distanza, è lui che vende e ricava quel poco o quel tanto che gli basta per mandare avanti una baracca che dà da mangiare a 40 persone. Lo prendevano, amichevolmente, in giro ai primordi, lo rispettano e ne ammirano la sagacia e la oculatezza ora che, in quattro anni, è riuscito a mantenere la sua squadra in Prima Divisione mentre altre formazioni e società, ben più blasonate della sua, vedi, ad esempio, i cugini lucchesi, fallivano miseramente. E' viareggino nel profondo e non è capace di tenere la bocca chiusa davanti a una palese ingiustizia chiunque ne sia la vittima. La sua società è a conduzione familiare non nel senso che ci vive e lavora una famiglia, ma perché lui è il papà che ogni calciatore vorrebbe avere. Ne sa qualcosa Basha, approdato alla Lucchese dal Kossovo via Svizzera, poche apparizioni in campo con i rossoneri nonostante la simpatia e la stima di Fouzi Hadi quindi il volo a Viareggio prima, in riviera adriatica poi e, adesso, a Torino in serie A.


    A Viareggio, sette giorni fa, contro la Paganese 478 spettatori. A Benevento, a parte la sconfitta, il pubblico era di quasi 4 mila persone. Cosa ha provato?


    Sono contento per i 300 che erano allo stadio dei Pini e che hanno visto un bello spettacolo e sono sportivi veri. Per i 4 mila di Benevento sono contento per il presidente del Benevento e per l'incasso che ho preso.


    Perché al sud c'è questa differenza?


    Per una serie di motivi: il primo è culturale, al sud hanno una cultura della comunità e del paese diversi dal nord, più unito il sud più disgregato il nord. Poi il nord, è ovvio, offre più diversivi. Ma è essensialmente un problema culturale.


    Cosa ha detto ai ragazzi dopo la sconfitta?


    Che ero contento per come avevano giuocato e che non è, in questi casi, il risultato che conta, ma la prestazione perché ci deve far capire che siamo una squadra che può dire la sua. Sono ragazzi giovani e hanno bisogno di prendere coscienza della loro forza.


    Dicono che lei non sia attento a quanta gente viene allo stadio quanto, piuttosto, a far quadrare i conti di bialncio.


    Credo che noi abbiamo fatto tutto il possibile per avvicinare le persone allo stadio e lo abbiamo anmche concretamente fatto, probabilmente non sono stato bravo io mentre sono più bravo a far quadrare i conti che a fare pubbliche relazioni. Del resto non sono mai stato capace a tessere pubbliche relazioni e, probabilmente, è un mio limite grande.


    Intanto, però, sono dieci anni che il Viareggio è sotto la sua direzione e quattro che non fallisce mai l'obiettivo di restare nel calcio che conta.


    Forse, proprio, perché sono più bravo abgestire i conti e nel calcio di oggi questa cosa è importante. Le persone vorrebbero che venisse regaloto loro un sogno, ma spesso e volentieri i sogni non sono alla nostra portata e, quindi, dobbiamo accontentarci della realtà, però è una realtà che ci consente di stare lì.


    Poi, diciamo la verità, osservare che al di là del Quiesa i cugini lucchesi sono nei bassifondi del calcio che conta...


    A me non piace godere delle disgrazie altrui, anzi, mi sarebbe piaciuto potermi confrontare con la Lucchese come è accaduto tre anni fa.


    I rossoneri hanno giocato e pareggiato con il Mezzolara, squadra pressoché sconosciuta, voi avete perso, ma a Benevento: quale sceglierebbe?


    Meglio perdere a Benevento oltretutto dopo aver giocato bene.


    Le malelingue sostengono che lei, la lingua, ce l'ha troppo lunga...


    E io aggiungerei anche appuntita. Diciamo che, normalmente, sono abituato a dire quello che penso e questo, in certi momento, può essere un limite.


    Dicono che dice sempre quello che pensa anche con le autorità costituite...


    Perché non dovrei? Credo che in un paese democratico sia normale sostenere i propri diritti, a maggior ragione con chi questi diritti deve far rispettare. Un diritto è un diritto e tu lotti per farlo rispettare.


    Sbaglio o lei, per difendere la sua libertà di espressione, si è beccato anche un procedimento penale da parte della polizia?


    A questa domanda preferirei non rispondere.


    Sa che i 400 tifosi o giù di lì che erano allo stadio contro la Paganese le vogliono, davvero, bene?


    Questo mi fa sicuramente piacere. Credo che in questi anni posso avere fatto anche degli errori, ma, sicuramente, chi ha seguito questa società e il nostro progetto, ci ha visto amore, impegno, passione e anche il sacrificio e sono tutte cose che, alla fine, qualcosa trasmettono alle persone. Io sono contento di averle trasmesse a quei quattrocento.


    Dinelli sia sincero: perché si è messo a fare calcio?


    In primo luogo perché sono stato coinvolto nell'avventura dal mio amico Mirko Lippi allora incaricato dall'ex sindaco Marco Marcucci di ricpostruire il calcio a Viareggio dopo l'ennesimo fallimento. Poi, dopo che gli imprenditori della cordata, si sono dileguati, sono rimasto insieme al mio socio Enzo Giannecchini e la sfida mi ha preso perché, poi, era comunque un modo per fare qualcosa per la mia città. Poi, con il trascorrere degli anni mi sono innamorato di ciò che avevamo creato e adesso è una cosa che fa parte di me.


    Dieci anni sono una buona parte della vita di una persona.


    Infatti sono un bel bagaglio di esperienza, di rapporti umani, di situazioni che hanno fatto in modo che anch'io, in qualche maniera, crescessi sotto molti punti di vista fornendomi una consapevolezza e una sensibilità che prima non avevo.


    Mai pensato di mollare?


    Più di una volta.


    Che cosa glielo ha impedito?


    Innanzitutto è che a me non piace gettare la spugna e arrendermi così facilmente. Quindi, allo sconforto, ha fatto seguito la voglia di rifarmi e, poi, le persone vicine a me che, nei momenti difficili, mi hanno sempre sostenuto e che sono le colonne portanti di questa società.


    Non mi dica che in dieci anni nessuno l'ha mai... fregata?


    Probabilmente sì. Nei primi anni abbiamo pagato una certa inesperienza.


    Faccia un esempio.


    Tecnicamente abbiamo speso troppi soldi per le categorie dilettantistiche. Oggi, con l'esprienza maturata, le farei diversamente, però, poi, alla fine, siamo riusciti a creare un modello societario che isola questi episodi e rende la società impermeabile a queste cose. Io credo che si tratti di una società diversa dalle altre e spesso ci viene riconosciuto nell'ambiente calcistico.


    Lei è viareggino doc. Non si vergogna di come, in questi anni, è stata ridotta questa città?


    Più che vergognarmene sono dispiaciuto, però, credo che le motivazioni del degrado siano in ognuno di noi e che tutti ne siamo responsabili.


    Ha detto una bugia. Lei, non posso crederlo, non può sentirsi responsabile quando, casomai, ha controibuito all'opposto.


    Io mi sento responsabile nel momento in cui non sono stato capace di dare far identiticare i cittadini di Viareggio con questa realtà sportiva e questo, a mio avviso, sarebbe un mezzo per riappropriarci di un senso di comunità che abbiamo perso, ma che sarebbe necessario ritrovare in questo momento.


    Capitolo sicurezza: lei si sente sicuro a Viareggio?


    Negli ultimi anni le condizioni della città sono peggiorate anche in questo senso. Credo che questo sia un fatto grave soprattutto per i nostri figli e per la nostra libertà. C'è bisogno anche in questo caso di trovare un senso comune per isolare le situazioni che in questo momento danneggiano la città


    Faccia tre esempi.


    In primis la pineta di Ponente è diventato un supermarket per il commercio di roba illecita; poi, i furti nelle abitazioni e nelle auto in sosta sono all'ordine del giorno tanto che non si è più sicuri nelle nostre e nelle nostre strade; ci sono zone della città dove, la sera, è difficile poter essere sereni come una volta: piazza Piave, la stazione ferroviaria, anche la Passeggiata dopo una certa ora. Comunque è una città che non riconosco più da com'era vent'anni fa.


    Si rende conto Dinelli che, con franchezza e semplicità disarmante lei ha dipinto un quadro non solo a tinte fosche, ma drammatico di Viareggio?


    E' così. Però è anche vero che in questa città ci sono tante forze attive, positive che, forse, come me vorrebbero reagire, ma sono osteggiate. Io credo che soltanto quando riusciremo, tutti insieme, a ricompattarci e unire le forze e a mettere a disposizioni ciascuno le proprie risorse, le idee e i progetti, forse, quello sarà il momento della rinascita.


    Tre soluzioni se lei fosse un commissario dotato, però, di carta bianca.


    Prima di tutto credo che la soluzione non avvenga per regolamento, ma per coscienza, quindi l'auspicio è che si risveglino le coscienze, sarebbe la madre di tutte le soluzioni.


    E in attesa di questo risveglio, cosa facciamo?


    Cominciamo a ripristinare uno stato di diritto, di meritocrazia, uno stato civile dove ciascuno fa la propria parte e paga per le proprie responsabilità.


    L'affare calcistico di cui va più orgoglioso.


    Il giocatore che mi ha dato maggiori soddisfazioni a livello personale è stato Basha, cresciuto, dopo una breve parentesi alla Lucchese, con noi. E' stato uno dei pochi acquisti che io ho voluto fortemente e vederlo, adesso, protagonista nella conquista della serie A con la mia squadra del cuore, è stata una grande soddisfazione. Noi continuiamo ad avere rapporti con tutti i ragazzi che sono passati di qua. Questa è una grande vittoria per la filosofia del nostro progetto.


    L'affare, invece, che le ha dato minori soddisfazioni?


    Credo sia stato Andreulli, quel centrocampista che prendemmo dal Teramo pagandolo un sacco di soldi e che, in due anni, è stato sempre in tribuna.


    Non stava simpatico al mister?


    No, venne con un atteggiamento sbagliato e non riuscì a calarsi nella nostra realtà.


    Immaginiamo che quello, a differenza di tutti gli altri, non lo ha più rivisto...


    Infatti.


    A grandi linee a quanta gente dà da mangiare l'Esperia Viareggio?


    E' una domanda intelligente. Non tutti si rendono conto che un'azioenda sia npure calcistica, ha circa 40 dipendenti e alimenta un indotto non indifferente. E quindi, è per questo che va gestita in maniera imprenditoriale con principi e criteri economici corretti nel rispetto di tutte le persone nche ci girano intorno.


    Raccontano che lei, se si accorge che il bialncio ha, anche soltanto, un forellino, ci mette poco o niente per tapparlo. Un esempio: per tappare il buco è necessario far giocare un giovanissimo, ma, al suo posto, c'è un 'anziano' che garantisce meglio tecnicamente parlando. Lei non ci pensa due volte e spedisce l'anziano in panchina facendo giocare il giovane così da prendere i contributi dalla Lega.


    E' successo come è accaduto anche che, a gennaio, quando tutti acquistano, io vendo i pezzi migliori per garantiormi la sopravvivenza della società. Tecnicamente, a livello imprenditoriale, è una manovra logica, sportivamente illogica, ma la prima sopravvivenza è quella fuori dal campo ed è per questo che oggi siamo ancora qui nonostante, intorno a noi, tante società abbiano più volte fallito.


    Due suoi colleghi, Giuliano Cipriani e Giovanni Valentini, volevano realizzare un nuovo stadio, ma abbiamo visto come è andata a finire. Eppure, concorderà con noi, non ci sono alternative se si vuole rendere una società di calcio, di serie inferiore, autosufficiente.


    Non ci sono proprio alternative. Noi, anzi, siamo stati tra i primi a presentare tale progetto forti dell'esperienza dell'archiettto Gino Zavanella progettista dello Juventus Stadium, l'unico stadio privato esistente, attualmente, in Italia. Però, poi, la città ha fatto fatica a capire questa filosofia e la politica è implosa su se stessa facendo, come la gran parte delle altrebsituazioni che vedono progetti, idee e innovazioni, il nulla.


    Certo, con 400 tifosi, pretendere uno stadio nuovo...


    La risposta è: intanto lo stadio nuovo doveva servire per il calcio solo in minima parte, ma prevedeva tutta una serie di utilizzi complementari utili alla città e al suo indotto. Secondariamente, lo stadio stesso avrebbe prodotto utili tali da rendere autosufficiente la gestione della società e permetterle di poter calcare questi palcoscenici a lungo.


    Perché scusi, ha paura di cadere?


    No, però, non ha senso continuare a trovare risorse diverse da quelle che non siano l'autoproduzione e l'autofinanziamento del progetto.


    Dica la verità: si è rotto le palle?


    Di metterci soldi.


    Comprensibile di questi tempi...


    Comprensibile perché un progetto ha bisogno di un investimento iniziale, ma, poi, per funzionare deve essere credibile e autofinanziarsi, altrimenti è insostenibile e, probailmente, non è un buon progetto.


    E allora, perché non imboccare la Sarzanese e passare al di là del Quiesa dove, siamo certi, la accoglierebbero a braccia quasi aperte.


    Perché al di là del Quiesa, in questo momento, c'è una società che sta facendo un ottimo lavoro soprattutto che sta cercando di creare una rete territoriale di supporto al progetto Lucchese che era un po' il mio sogno che qua non riesco a concretizzare. Quindi, probabilmente, avete trovato qualcuno più bravo di me.


    Può darsi, due categorie più sotto però...


    <p>Ed è ancora più difficile proprio per questo. Credo che se loro fossero in prima divisione avrebbero ancora una rete più larga quindi dovrete solo aspettare che il progetto faccia il suo corso.

    http://www.lagazzettadiviareggio.it/l-inte...metto-in-piedi/
     
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  2. Andrèa - ALLA FOA!!!
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    CITAZIONE
    Le persone vorrebbero che venisse regaloto loro un sogno, ma spesso e volentieri i sogni non sono alla nostra portata

    Forse anco te 'un te ne rendi conto (o forse sono io a èsse abboccaticcio?) ma il "sogno", caro Stefano, me l'hai già regalato portando e tenendo i bianconeri nella terza serie nazionale.
    Ti/vi pare pogo?
     
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  3. nicoberga
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    Il sogno c'e' gia'!! Il Viareggio e' per il quarto anno consegutivo in C1 (mi piace chiamarla cosi)!
     
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2 replies since 11/9/2012, 09:46   47 views
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