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La storia del calcio a ViareggioDa "Esperia" a "Esperia", le origini del Viareggio Calcio

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    Il calcio, le origini e la Darsena.


    E' il 10° compleanno dell'Esperia Viareggio Football club. Da quando il 9 luglio del 2003 ripartì sotto questo nome l'avventura del Viareggio Calcio, sono trascorsi 10 campionati tra 3 di eccellenza, 1 di dilettanti, 2 di C2 rinominata nel tempo in "Seconda Divisione" e 4 di Prima Divisione. Un 2003 che oggi appare così lontano sia nel tempo sia nella realtà delle cose, in cui si passò dalla cancellazione della vecchia società con la paura di non avere più una squadra di calcio a rappresentare la città, alla possibilità di averne addirittura due, una sotto il vecchio titolo Associazione Calcio Viareggio e una sotto il nuovo nome F.C. Esperia Viareggio. Esperia era il nome della prima squadra di calcio viareggina e si scelse di ripartire da quel nome per intraprendere di nuovo da zero la nuova avventura.
    Il calcio a Viareggio ha avuto da sempre radici profonde e sensibilmente intrecciate alle vicende e ai luoghi propri dell'identità e della storia viareggina.
    E se la vita della gente e la storia di questa terra sono naturalmente contaminate dal mare, dalla pesca e dalla navigazione, anche il gioco del calcio non poteva che svilupparsi qui accanto a questi eventi, anzi: esattamente nel luogo dove il mare, la pesca e la navigazione si incontrano con i viareggini: la Darsena.
    Sono stati infatti i marinai e i naviganti dei bastimenti britannici, nei loro frequenti scali nella Darsena, a far arrivare il calcio a Viareggio sin dai primi del Novecento. Si giocava spontaneamente, tra le flotte degli equipaggi ai quali si univa a poco a poco qualche volenteroso atleta locale.
    Di lì in avanti la crescita e la veloce trasformazione del calcio da semplice appendice della pratica ginnastica a vero e proprio sport ufficiale che trovò a Viareggio terreno fertile.
    La nascita di diverse società, la loro fusione, la scelta dei colori della maglia, lo sviluppo degli impianti da gioco.
    Il calcio a Viareggio è nato nella Darsena, e non è un caso se da lì non se ne sia più andato.

    litodanie on viareggiok.it



    Nasce il calcio a Viareggio 1900-1919 (da: "La storia del Viareggio")


    Il gioco del calcio o meglio del football, come assai più frequentemente si trova menzione sulle pubblicazioni di fine Ottocento e dei primi del Novecento, nasce a Viareggio in maniera non molto dissimile da tante altre realta italiane, anche se avra in seguito, come vedremo, delle caratteristiche del tutto particolari.
    Questo nuovo gioco, non ancora assurto al rango di vero e proprio sport, viene importato dalla Gran Bretagna attraverso coloro, soprattutto giovani, ma anche più attempati ”sportsman", che si recano nell'isola di Albione per motivi di studio o di lavoro. A diffondere questa nuova disciplina, che vede in Inghilterra e Scozia la disputa di regolari campionati sin dal 1889, ci pensano i marinai delle navi o dei battelli di Sua Maesta che fanno scalo in ogni porto del mondo e molto frequentemte anche in quelli italiani.
    Il calcio in Italia viene ufficialmente codificato sin dal 1892 e da vita alla disputa di regolari campionati a partire dal 1896. Il vero problema é che in Italia il ”gioco" viene all'inizio rigidamente inquadrato fra le specialità ufficiali della Federazione Ginnastica Nazionale é non quindi in grado di sviluppare un proprio autonomo calendano. Il football si gioca nelle riunioni ginnastiche che si disputano qua e la per la penisola nei vari fine settimana. I tornei si svolgono nello spazio di un misero giorno, con semifinali al mattino e finale al pomenggio e prevedono quindi la partecipazione, al massimo, di quattro squadre. I limiti allo sviluppo del nuovo gioco sono evidenti, ma la Federazione Ginnastica, retta da elementi della ancora chiusa ed inamidata nobiltà di fine Ottocento (che preferisce altre discipline: la scherma e gli sports equestri in particolare), non capisce le esigenze della borghesia e dei ceti popolari che trovano nel football la possibilità di vivere lo sport finalmente da protagonisti e non soltanto da spettaton. Ben presto, sotto la spinta dei tanti stranieri che risiedono in Italia per motivi di lavoro o di studio, nasce la FIF, la Federazione Italiana Football, con l’intento di dare vita ad una stagione agonistica in piena regola, che si articoli nell'arco di piu mesi. Nel frattempo le società stanno fiorendo come funghi qua e là per la penisola, al Nord come nell’Italia meridionale e insulare. Espressione della gioventù straniera sono il Milan, il Genoa, il Naples, il Florence, il Foot Ball Club Torinese, l'Anglo-Panormitan ed altre squadre. Si tratta di un limitato numero di società, ma notevolmente piu dinamiche e quasi esclusivamente dedicate al football. Vi sono inoltre una miriade di società ginnastiche che ”attrezzano" la loro sezione football o sezione calcio (Pro Vercelli, Pro Patria, Vicenza, Reyer Venezia, Udinese, le piu note) e che sono regolarmente iscritte alla Federazione Ginnastica e di conseguenza inquadrate a livello ufficiale, ma che di fatto svolgono un'attività sporadica, puramente rappresentativa, dimostrativa, legata, come detto sopra, ai meeting ginnastici. La maggior parte delle società (eccezion fatta per quelle del Triveneto) iniziano gradualmente a svolgere attività con entrambe le federazioni che fra loro non mancano di trovarsi in competizione: più dinamica la FIF, più statica e quindi destinata alla sconfitta la FGN. Questo dualismo va avanti sino al 1910 circa, periodo durante il quale da entrambe le federazioni vengono organizzati campionati che assegnano regolari titoli di campione d’Italia. Si tratta pero di tornei ai quali partecipa un limitato numero di club, una piccola percentuale, rispetto a quelli realmente esistenti ed in qualche modo ”esercitanti”.
    0ltre ai limiti sopracitati vi sono infatti da considerare altri ostacoli di tipo materiale allo sviluppo del football. Non certemente ultime le notevoli spese (per attrezzature, impianti, trasferte, e tasse federali) che, a causa delle limitatissime casse societarie dell’epoca, costringono per lo più dirigenti e giocatori a cacciare i soldi dalle proprie tasche. Finché ce ne sono e finche si può, ovviamente.

    Nel primo decennio del Novecento Viareggio vive in pieno questa realtà. I marinai dei bastimenti britannici, che fanno scalo con una certa regolarità davanti alla darsena viareggina, fanno conoscere anche in Versilia la nuova disciplina sin dal 1900. Le partite si disputano per lo più fra gli equipaggi delle navi stesse, ma ben presto si allargano anche ai più aitanti ed atletici giovani del luogo.
    Abbigliamento ed attrezzature sono ben diversi da quelli moderni, ci si arrangia alla bell’e meglio, ma l'ardore agonistico e la voglia di divertirsi sono sicuramente maggiori di quelle dei pronipoti di cento anni dopo. A Viareggio esiste gia una societa sportiva che svolge attivita: la Societa Ginnastica Viareggio. Il sodalizio versiliese a partire dal 1908 da vita alla sezione del nuoto ed anche a quella del calcio grazie alla propulsiva spinta del Conte di Torino. Egli guida una piccola truppa formata da marinai e studenti che iniziano a cimentarsi in maniera, diciamo cosi, più organizzata. Si gioca sul ”Piazzone", il popolare nome di Piazza Cavour, dove viene ricavato un campo di gioco che risponde solo in parte a quanto richiede il regolamento, ma che per l’epoca é più che sufficiente ad ospitare quelle interminabili partite che vedono la fine soltanto al tramonto. E non mancano nemmeno i cuoriosi e gli spettatori che assiepano numerosi il rettangolo di gioco. La cosa più importante é però la pratica del football, che inizia a svilupparsi fra i giovani viareggini grazie ad una passione che cresce di giorno in giorno.
    Questo é l’aspetto fondamentale, poi il resto, la societa, l'impianto, le tribune per gli spettatori, sarà una regolare conseguenza, una normale esigenza provocata da tanta passione e da tanta pratica. E passione e pratica per il calcio a Viareggio si sviluppano a tal punto che, defunta la Sezione Calcio della Società Ginnastica, i molti ragazzi che ad essa erano iscritti o in qualche modo attorno vi gravitavano, danno vita nel giro di pochi anni addirittura a sei società. Un record per una cittadina di provincia. Ci sono le forze sufficienti per organizzare e disputare addirittura un vero e proprio campionato viareggino di calcio. Cosi, mentre in Toscana la FIGC (la nuova denominazione assunta dalla FIF nel 1908) stenta addirittura a dare vita ad un torneo di Terza Divisione, a Viareggio viene giocato un vero e proprio campionato, anche se a carattere semiufficiale, del quale danno conto, anche se non in maniera organica, i quotidiani dell’epoca. Persino La Gazzetta dello Sport, la popolarissima ”rosea" di Milano, il giornale che ha avuto il merito di diffondere e ”reclamizzare" il gioco del calcio piu di ogni altro in Italia, riporta nelle "note viareggine" risultati e resoconti dei campionati che si svolgono nella cittadina versiliese.
    Le formazioni che danno vita a questi tornei si chiamano Esperia, Libertas, Vigor, Giuseppe Garibaldi, Aquila e Celeritas. A sponsorizzare tanta passione per il calcio c’e addirittura un futuro campione olimpico, Sem De Ranieri, pioniere dello sport viareggino che prenderà parte con brillantissimi risultati alle Olimpiadi di Anversa nel 1920, di Parigi nel 1924 e di Amsterdam nel 1928. Le partite sono combattutissime, perfetta espressione di quel campanilismo (forse retaggio ancestrale delle lotte medievali fra guelfi e ghibellini) che soltanto la Toscana conosce.
    Teatro delle battaglie sportive cittadine non e più il Piazzone, ma Piazza Principe Amedeo (siamo nel 1913), odierna Piazza Mazzini, che viene recintata con una corda (!) poco prima del match ed attorno alla quale, se si fosse stati spettatori, si sarebbe potuto aspirare al massimo ad una sedia presa in prestito da qualche bar della zona.
    Scoppia la Prima Guerra Mondiale e molti giovani viareggini sono forzatamente costretti ad abbandonare questo ”nuove amore” per imbarcarsi sulle navi della Regia Marina oppure per difendere i confini italiani sulle Alpi e sul Carso. Ovvia conseguenza la riduzione dell'attivita ed in taluni casi la forzata quiescenza di alcune società che rimangono vive soltanto di nome, non avendo a disposizione neppure gli elementi sufficienti per scendere in campo. I campionati viareggini si interrompono, se ne riparlera, semmai, alla fine del conflitto.

    Nel 1919 è tanta la voglia di dimenticare gli orrori della guerra e da ogni parte, grazie anche alla spinta delle pubbliche istituzioni, é un fiorire e un rifiorire di società. Viareggio non fa certo eccezione ed in città si cerca di ricomporre le fila dei vari sodalizi per riprendere il discorso interrotto quasi cinque anni prima. Un lustro, durante il quale qualcuno ha perso la voglia del football. Altri non sono tornati dal fronte, altri ancora han messo su famiglia e sono a tutt’altre faccende affaccendati. Le tasche, come al solito, sono al verde. Ecco che quindi il vecchio motto ”l'unione fa la forza” viene per l'occasione rispolverato. Una scelta vincente. Dirigenti e giocatori di Esperia, Libertas, Vigor, Garibaldi, Celeritas e Aquila uniscono le loro forze dando vita nel 1919 ad un nuovo sodalizio: lo Sporting Club Viareggio. Lo storico accordo viene firmato dai massimi dirigenti delle quattro societa:
    Sem De Ranieri, Alberto Benedetti, Emilio Guidi e Alberto Batori. Tutto accade sotto gli occhi di Ciro Casella che si presenta nella duplice veste, di notaio e di "senatore" dei dirigenti. C'e da accordarsi (e non é certo una scelta facile) sui colori della nuova societa. Alla fine si opta per una maglia a strisce verticali bianche e nere, dove il bianco viene ereditato dall'Esperia ed il nero dalla Libertas. Nascono cosi le ”zebre" che tanto faranno gioire e soffrire i tifosi viareggini negli anni a venire. Primo presidente dello Sporting Club Viareggio viene eletto lo stesso notaio Casella, segretario Alberto Batori, dirigenti Sem, Ferdinando e Alberto De Ranieri oltre ad Alberto Benedetti e Faliero Caprili.

    Qualcuno però non ci sta e copiando l'esperienza di Pisa dove al locale Sporting Club (quasi una combinazione!) a strisce nerazzurre si aggiunge la Giovanni Gerbi (maglia rossa con croce bianca pisana), decide di dare vita a Viareggio alla Società Sportiva Giovanni Gerbi Viareggio con maglia a strisce rossonere verticali. Giovanni Gerbi era il popolarissimo campione piemontese di ciclismo soprannominato il ”Diavolo Rosso”, trascinatore di tante passioni e grandi masse sportive ed in onore del quale nel primo ventennio del Novecento sorgono in tutta Italia una miriade di società nella varie discipline sportive.
    In realtà la seconda squadra viareggina non ha vita lunga anche se i suoi calciatori finiscono nell’almanacco italiano di calcio del 1920.
    Per prendere parte ai campionati organizzati dalla FIGC é però necessario avere a disposizione un impianto con tutti i crismi della regolarità. Il terreno di Piazza Principe Amedeo, tante volte utilizzato per le sfide cittadine e per le gare amichevoli contro le migliori formazioni spezzine, pisane e lucchesi, non e più sufficiente. Il problema viene ben presto risolto con l’affitto (cento lire all'anno) del terreno di Villa Rigutti, uno spazio situato dietro all'allora Hotel du Parc, uno dei migliori alberghi cittadini. Giocatori e dirigenti si rimboccano le maniche e si trasformano in operai. Spianato e livellato il terreno, si pensa alle porte (finalmente con le reti), alla recinzione ed alla costruzione di una piccola e civettuola tribuna in legno, a mo' degli stadi inglesi. Tutto é pronto per la prima apparizione ufficiale dello Sporting Club Viareggio che avverrà nella stagione 1919/20 con la partecipazione al campionato toscano di Promozione (la Serie B del periodo, che é articolata come la massima serie ancora su base regionale) nel girone unico assieme alla Lucchese ed al Pontedera. E proprio in occasione delle sfida casalinga con la formazione pisana viene inaugurato ufficialmente il nuovo stadio alla presenza del Duca di Genova e della principessa Bona di Savoia.
    "Grande" entusiamo, “grande” passione ed anche “grande” Viareggio che vince per 7 a O. La "grande" avventura ha avuto inizio.[...] (da: "La storia del Viareggio", Fontanelli, Magnini)

    Edited by litodanie - 10/7/2013, 14:02
     
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